10 Celebrità che Vivono con l’HIV: Storie di Coraggio e Resilienza! – Parte 1

Uno stigma che alcuni personaggi noti hanno contribuito ad abbattere, raccontando pubblicamente la propria condizione di coabitazione con il virus. Un importante messaggio di progresso e liberazione. Ecco chi sono.

Ancora oggi lo stigma nei confronti delle persone hiv+ è presente. La ricerca contro l’HIV/Aids ha compiuto passi da gigante negli ultimi 20 anni, ma spesso le informazioni sono rimaste datate, indirizzate da una colpevole disinformazione e da film e serie televisive sugli anni ’80 e ’90 che raccontano il virus come piaga di una malattia che all’epoca causò centinaia di migliaia di vittime. Oggi non è più così.

Solo in Italia oltre il 90% delle persone con HIV in trattamento retrovirale raggiunge lo stato di soppressione virologica. Un concetto riassumibile con la sigla U=U, Undetectable equals Untrasmittable, che vede le persone hiv+ in terapia incapaci di trasmettere l’HIV. I loro liquidi biologici, sessuali, non trasmettono l’infezione, così come il sangue. Ma l’opinione pubblica non è a conoscenza di questa rivoluzionaria novità, che porta chiunque scopra di essere hiv+ ad avere una vita normale su tutti i fronti. Diffondere questa informazione è essenziale, la non trasmissibilità infatti si tramuterebbe in minor stigma

Alcuni personaggi famosi negli ultimi anni hanno deciso di abbattere il muro del pregiudizio e fare coming out come persone hiv+, raccontando pubblicamente la propria sieropositività, inviando messaggi positivi, di pura e semplice coabitazione con l’HIV, continuando a fare il proprio mestiere all’interno dello show business, della cultura e del mondo mediatico. Attori, cantanti, atleti, scrittori, performer, che abbiamo voluto omaggiare con questo post, per ribadire l’importanza della condivisione, del superamento di una paura fortunatamente lasciata indietro nel tempo, grazie a decenni di ricerca scientifica.

10 persone famose che convivono con l’HIV

1. Charlie Sheen

Figlio di Martin Sheen e fratello di Emilio Estevez, Charlie Sheen è stato a lungo l’attore più pagato del piccolo schermo d’America. Tre ex mogli, 5 figli e due nipoti, Charlie, vincitore nel 2002 di un Golden Globe grazie a Spin City, ha fatto coming out nel 2015, svelando in diretta televisiva di essere sieropositivo, 4 anni dopo aver ricevuto la diagnosi.

“Sono qui per ammettere di essere sieropositivo all’HIV, sono tre lettere difficili da assimilare”, disse l’ex protagonista di Due uomini e mezzo. Successivamente, Sheen ha ricordato la paura vissuta al momento della diagnosi: “Il giorno in cui l’ho scoperto mi volevo sparare in bocca“. “Ma mia madre era lì. Non avrei mai potuto farlo di fronte a lei o lasciare che mi trovasse così, da dover ripulire quel pasticcio“. “Come per tutti noi sieropositivi, alcuni giorni sono migliori di altri, ma quasi tutti i giorni vanno alla grande. Io cammino nel mondo e ricevo solo caldi abbracci e complimenti, là fuori trovo solo amore in questo momento. Tra 10 anni sarò ancora qui e so che questo potrebbe turbare un paio di persone“.

2. Greg Louganis

Phần này chứa: Greg Louganis - Sedona World Wisdom Days Presentation

62enne leggenda del nuoto, considerato tra i più grandi tuffatori di tutti i tempi, in grado di vincere quattro ori olimpici e cinque titoli mondiali dal 1976 al 1988, Greg Louganis dichiarò pubblicamente la sua omosessualità nel 1994, per poi rivelare di essere sieropositivo nel 1995, con l’autobiografia “Breaking The Surface” che rimase in cima alla lista dei bestseller del New York Times per cinque settimane. Greg confessò di saperlo da tempo, sin da prima delle Olimpiadi di Seul, causando non poche polemiche, perché Louganis fu accusato di essersi fatto medicare la ferita sanguinante nel 1988 senza avvertire nessuno sul pericolo di contagio.

Un’adolescenza complicata quella vissuta da Greg, tra violenza, stupri, dislessia, depressione, alcolismo, omofobia e omosessualità repressa, fino alla scoperta dell’hiv, che negli anni ’80 il più delle volte suonava come sentenza di morte. Louganis ne ha parlato apertamente nella sua autobiografia, Out of the Water. “Ero un morto che cammina, uno destinato al cimitero. Nell’88, sei mesi prima dei Giochi di Seul mi dissero che ero sieropositivo, non si sapeva ancora molto sul contagio dell’Aids. Però tutti morivano. Vivevo nel terrore, ero omosessuale, ma lo nascondevo. Pagavo cash tutte le medicine, non volevo risultassero sulla mia assicurazione, qualcuno lo avrebbe spifferato alla stampa. Avevo paura di perdere contratti, sponsor, e mi facevo umiliare nelle relazioni sentimentali. Ero bravo a tuffarmi, per il resto mi facevo male ovunque, un disastro. L’annuncio di Magic Johnson sarebbe arrivato nel ’91. Io mi rivelai nel ’95, non sono stato un eroe nemmeno in quello, il partner di allora mi ricattava, voleva soldi”.

Da allora, Greg è diventato fiero attivista LGBTQ+ e testimone della lotta all’Aids.

3.Magic Johnson

62enne ex cestista, considerato come uno dei più grandi giocatori della storia della pallacanestro, Magic Johnson annunciò pubblicamente la propria sieropositività nel 1991, in una conferenza stampa che scioccò il mondo dello sport. Magic rivelò che sua moglie e il figlio che lei aspettava non erano risultati positivi al test. Il dottor Mellman precisò che Magic non era malato di AIDS, spiegando la differenza tra l’essere malati e l’aver contratto il virus.

All’epoca c’era enorme confusione a riguardo. Johnson si ritirò ma riprese a giocare nel 1992 dopo aver ricevuto il nulla osta per poter prendere parte all’All-Star Game. Partecipò anche alle Olimpiadi, al termine delle quali si ritirò nuovamente, per poi riprendere a giocare nel 1996 fino al 2000, anno del ritiro definitivo alla soglia dei 42 anni. Grazie a lui cadde lo stigma dell’HIV che un tempo si credeva quasi unicamente rivolto alla comunità gay. Nel 1991 Magic Johnson diede vita alla “Magic Johnson Foundation”, con lo scopo di raccogliere fondi per lotta contro l’AIDS e per sensibilizzare l’opinione pubblica ai temi della prevenzione e della cura del virus.

4. Jonathan Bazzi

37enne scrittore di Rozzano, arrivato in finale al Premio Strega grazie al folgorante esordio letterario “Febbre”, Jonathan Bazzi ha fatto coming out come ragazzo sieropositivo proprio dalle pagine di Gay.it. All’epoca nostro redattore, Jonathan scrisse un pezzo autobiografico il 1 dicembre del 2016, Giornata mondiale contro l’AIDS, dal titolo “Ho l’HIV e per proteggermi vi racconterò tutto”.

“Vivo questa confessione come un dovere. Faccio parte di questa comunità terrena e celeste, di vivi e di morti. Illuminare le zone oscure dello stigma e del pregiudizio è un atto dovuto verso chi non ha potuto nascondersi. Verso chi è stato tradito davvero dal corpo. Verso chi ancora, oggi, muore. Di paura. O di vergogna”.

Anche in Febbre Jonathan parla di HIV, della scoperta, della paura, dello stigma da abbattere.

Un giorno qualsiasi di gennaio gli viene la febbre e non va più via, una febbretta, costante, spossante, che lo ghiaccia quando esce, lo fa sudare di notte quasi nelle vene avesse acqua invece che sangue. Aspetta un mese, due, cerca di capire, fa analisi, ha pronta grazie alla rete un’infinità di autodiagnosi, pensa di avere una malattia incurabile, mortale, pensa di essere all’ultimo stadio. La sua paranoia continua fino al giorno in cui non arriva il test dell’HIV e la realtà si rivela: Jonathan è sieropositivo, non sta morendo, quasi è sollevato. A partire dal d-day che ha cambiato lasua vita con una diagnosi definitiva, l’autore ci ha accompagnato indietro nel tempo, all’origine della sua storia, nella periferia in cui è cresciuto, Rozzano – o Rozzangeles –, dai cui confini nessuno esce mai, nessuno studia, al massimo si fanno figli, si spaccia, si fa qualche furto e nel peggiore dei casi si muore. Figlio di genitori ragazzini che presto si separano, allevato da due coppie di nonni, cerca la sua personale via di salvezza e di riscatto, dalla predestinazione della periferia, dalla balbuzie, da tutte le cose sbagliate che incarna (colto, emotivo, omosessuale, ironico) e che lo rendono diverso.

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