
Tra i leader europei è stata la più disponibile al dialogo con Donald Trump. Tanto da suscitare l’irritazione di Emmanuel Macron. La sua posizione non è stata certo una sorpresa. Mentre gli altri promettevano un’unitaria e decisa ritorsione quando arriverà l’attacco di Trump, lei gettava acqua sul fuoco, spiegando che con Donald si deve e si può trattare. È in questa ottica che Meloni avrebbe accennato al fatto che l’Italia potrebbe aumentare le spese militari al 2%. Un segnale verso Trump.
L’atteggiamento di Meloni ha però alimentato le diffidenza di Macron e di Scholz nei suoi confronti: non hanno ancora capito quale sia il vero gioco della premier italiana. Non hanno ancora compreso se, per consolidare l’asse con Trump, Giorgia Meloni sia disposta a incrinare l’unità dell’Unione Europea, oppure se, in virtù del suo rapporto personale con il Presidente USA, lei pensi veramente di essere in grado di convincerlo a non dichiarare la guerra commerciale all’Europa.
Sarà Prudente Complice di Trump o Convinto Ponte tra le due sponde dell’Atlantico? In realtà, Meloni sembra viaggiare a cavallo di questa ambiguità. Aspetta di capire quale sia la cosa migliore da fare. Vuole che questo gioco sia per lei comunque vincente. Quale strada imboccare, lo determineranno le condizioni politiche che ci saranno. Se sarà possibile, sarà la mediatrice. Se, invece, scoppierà la guerra delle tariffe, difficile pensare che si schieri senza Se e senza Ma con Bruxelles. Tanto da diventare un semplice strumento della politica anti-europea di Trump? Lei probabilmente pensa di no. Lui, Trump, invece vuole che sia così. Autore articolo
Brava Giorgia, avanti così! Come si permette questa Corte Internazionale a perseguire stupratori e capi di Governo che stanno commettendo un genocidio in Palestina? Da fare ammattire questa cantilena sui diritti umani, vero Giorgia?
Mentre i media e la politica ci catapultano dalla formula “aggredito e aggressore” a quella “atto dovuto, atto voluto”, il Paese va avanti e affronta la vita di tutti i giorni con i suoi problemi. A metà gennaio, la DIA di Catanzaro ha arrestato sei persone con accuse molto gravi. Si va dall’estorsione aggravata da modalità mafiose all’istigazione alla corruzione. L’indagine nasce da una denuncia presentata da un’impresa che si è detta costretta a versare il 3% di un appalto di 5 milioni di euro per alcuni lavori sulla S.S. 106 che si trova in Calabria. Naturalmente, è tutto da accertare con un processo ma pare che questo pizzo si sarebbe dovuto recuperare attraverso delle fatture gonfiate.
Detto questo, aggiungo che scoprire che il racket sia sempre florido non mi sorprende così come non sorprende che la corruzione sia sempre più il veicolo preferito dalle attività criminali per incassare bellamente soldi pubblici.
Ciò che mi scandalizza è che il governo guidato da un personaggio che si riempie la bocca dicendo di essere ispirata da Borsellino, abbia, come primo atto, ripristinato i benefici carcerari per i condannati per corruzione. Mi scandalizza che tutto quello che sa fare è mortificare gli strumenti in mano alla Magistratura per contrastare le mafie come ha fatto con le intercettazioni. Mi scandalizza che non abbia, in nome e per rispetto del suo ispiratore, abolito immediatamente quel devastante istituto voluto dal Governo Draghi e dalla sua maggioranza che è l’improcedibilità previsto dalla riforma Cartabia.
Infine, mi lascia basita l’indifferenza di quei cittadini che si ostinano a non considerare la corruzione una questione d’interesse nazionale da contrastare con tutte le forze. Sì, perché i soldi di pizzo e mazzette vengono pagati dagli onesti che ricevono una sanità sempre più scadente, stipendi troppo bassi, tasse troppo alte.
Altro che non “mollo di un centimetro!”, Meloni dovrebbe risvegliare la sua coscienza e lottare veramente per il bene del Paese, altrimenti la smettesse di usare il nome di Borsellino. Questi sono i temi che dovrebbero essere in cima ai pensieri di un governo responsabile.