La costumista Loredana Buscemi: “Un’impresa cosmica e allo stesso tempo divertentissima per il primo abito davvero importante della mia carriera”. La collaborazione con Alice Rohrwacher e con la Sartoria Farani. L’intervista
Quello tra lei e Alice Rohrwacher è un vero e proprio sodalizio: dal primo film a cui ha collaborato, Corpo celeste, a Le Meraviglie, poi Lazzaro Felice, La Chimera e i tanti cortometraggi, compreso Le Pupille, che lo scorso anno è stato candidato all’Oscar.
Con Alice (Rohrwacher, ndr) ormai c’è un rapporto di stima e amicizia: ovviamente sempre conservando il grande rispetto per la regista, quello è nella normalità delle cose. Ma la cosa bella è che siamo una vera squadra, lavoriamo tutti insieme, e cerchiamo di dare il meglio: perché Alice lavora sempre con le stesse persone, speriamo che continui così. Poi quel progetto per tutti noi era importantissimo: chi l’aveva mai vestita un’attrice come Monica Bellucci, così importante a livello internazionale? Quindi eravamo molto preoccupati per questo film, che è diventato così grande nel suo essere partito piccolo…
Loredana Buscemi – Foto di Simona Pampallona
Il ruolo interpretato da Monica Bellucci in Le meraviglie è quello della star del piccolo schermo Milly Catena: una vera e propria fata televisiva, quasi una dea, tutta bianca. Per quanto riguarda la sua squadra dedicata ai costumi, quante persone hanno partecipato a realizzare quell’abito, in collaborazione con la Sartoria Farani? Cosa doveva evocare visivamente?
Come la grande squadra del film, di conseguenza anche io ho la mia, perché quella che vince non si cambia: i progetti diretti da Alice li facciamo sempre noi! Sulla quantità di persone dipende dai film, che nel suo caso sono sempre complessi, con molte cose da fare: almeno sei/sette persone, dipende dalle esigenze…
Il primo input per realizzare l’abito di Monica (nella prima foto in alto di Black Alpaca, ndr) era quello scritto in sceneggiatura: il film era ambientato nel 1992, gli anni in cui la tv entrava pesantemente nelle case degli italiani, con i canali privati eccetera eccetera. In particolare, poi, la trasmissione televisiva immaginata nella nostra storia era dedicata al territorio della Tuscia, abitata un tempo dagli Etruschi, e ai suoi prodotti tipici, come il miele prodotto dalla famiglia di Gelsomina, la protagonista. Quindi ci siamo immaginati un tipico gioco a premi, con ognuno dei concorrenti che aveva una coccarda di un colore e apparteneva a un certo gruppo di genti etrusche… è stato divertissimo. Monica, anche lei molto divertita, doveva interpretare questa dea per il promo della trasmissione, che in quanto tale doveva essere molto accattivante nei confronti del pubblico, un misto tra le classiche dive della tv, nei tempi in cui erano tutti pazzi e pazze per Raffaella Carrà… e un riconoscibile simbolo della civiltà etrusca: quindi per il copricapo mi sono ispirata ad un reperto archeologico, proveniente da una decorazione dell’entrata delle loro abitazioni, un’antefissa etrusca ‘a testa di Menade’. I nostri riferimenti storico-artistici cambiano da film a film: ogni sceneggiatura ha un suo mondo, e per entrarvi dentro, per tentare di ricostruirlo, bisogna conoscerlo più che bene: quindi bisogna sempre studiare molto.
I bozzetti di Loredana Buscemi per l’abito di Monica Bellucci in ‘Le meraviglie’ (2014)
Nel film l’abito di Monica Bellucci, tra le tante cose, doveva essere galleggiante: può descriverci anzitutto i materiali che avete usato, e allo stesso tempo quanto è stato impegnativo, complesso e divertente il suo confezionamento sul posto?
Lavorare con Monica è stato stupendo, si è dimostrata una delle donne più simpatiche e disponibili del mondo… Il secondo input, infatti, dopo quello del risultare un mix tra divinità etrusca e diva televisiva, ma non meno importante, è che quell’abito doveva galleggiare: quella è stata decisamente un’impresa cosmica, perché non c’era nessun “effetto speciale”, tutto era fatto in casa. La circonferenza di quella gonna poi era enorme, circa due metri e mezzo, doveva entrare in una delle vasche termali di Bagni San Filippo, in Val d’Orcia. Anche il trasporto è stato impegnativo, e Monica stessa non poteva scendere vestita in quel modo, si è prestata davvero a tutto, perfino a cambiarsi dentro un gazebo fatto ad hoc dalla produzione con dei panni neri… Per il galleggiamento abbiamo risolto con i tubi in neoprene che si usano in piscina, li abbiamo cuciti direttamente laggiù all’abito che era molto pesante, perché fatto completamente di paillettes, con in più la cintura di perline, lunghissima, e la parrucca, il copricapo enorme… e poi, alla fine, le abbiamo messo sotto una passerella: è stato davvero divertentissimo.
Monica Bellucci sul set del film ‘Le Meraviglie’ (2014)
Il rapporto con la Sartoria Farani
Io ho cominciato questo mestiere facendo la volontaria sui set, e quindi poi tutta la gavetta… E il mio secondo lavoro all’inizio è stato quello alla Sartoria Farani, quindi sono cresciuta lì dentro, sono molto legata a tutti loro, che hanno sempre un occhio di riguardo per me. Farani è estremamente specializzata nelle opere liriche, quindi ha molte competenze in quel senso, avvezze a realizzare cose maestose come l’abito di Monica nel film. Poi all’epoca con loro c’era questo sarto bravissimo, Salvatore Romeo, che purtroppo non c’è più… Lui mi ha aiutato davvero tantissimo.
Loredana Buscemi in laboratorio
Cosa le ha lasciato nel cuore l’esperienza del lavoro per quel film?
Per quanto riguarda me personalmente, lavorare a Le Meraviglie mi ha insegnato ad amare la campagna. È una cosa bellissima, perché eravamo in un luogo veramente sperduto, è stato proprio bello allontanarsi dalla città ed entrare in questo mondo, dove girando in macchina per stradine di campagna non si incontra nessuno. Per quanto riguarda la fatica del lavoro, quella c’è sempre, in ogni film. Quello è stato il primo abito della mia carriera ad essere così importante, e soprattutto perché doveva indossarlo un’attrice di quel livello.
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