Una carriera iniziata un po’ per caso. Tre figli arrivati presto grazie a un incontro speciale. L’attrice siciliana, a gennaio in tv con Leopardi e Un passo dal cielo, ha l’entusiasmo di chi guarda oltre. Il coraggio di aprirsi alla vita. E la saggezza di assecondarla
Agennaio la vedremo in Leopardi – Il poeta dell’infinito, ma adesso sono giornate di preparativi natalizi, per Giusy Buscemi. «Guardo i tutorial online per decorare l’albero in modo originale e ho preparato il “cassetto dell’Avvento” per i bambini. Visto che adesso sono in pausa dal set, mi dedico a loro il più possibile: oggi, per esempio, li porto a visitare Explora, un museo per i piccoli a Roma» racconta l’attrice siciliana, 31 anni, un matrimonio di 7 e tre figli: Caterina Maria, Pietro Maria ed Elia Maria, 6, 5 e 2 anni, tutti con lo stesso secondo nome del padre, il regista Jan Michelini. «È un anno importante: la prima ha iniziato le elementari, l’ultimo il nido. Vado a prenderli in tuta, sempre di corsa. Quando sono arrivata tutta truccata, dopo il servizio fotografico per Donna Moderna, le altre mamme mi hanno chiesto curiose: “Ma dove stai andando?”» racconta.
Giusy Buscemi: il successo non mi ha cambiata
La popolarità non ha cambiato la ragazza di Menfi che nel 2012 vinse il titolo di Miss Italia quasi per caso. «Non sognavo il mondo dello spettacolo. È stata Fioretta Mari, amica di famiglia, attrice e insegnante di recitazione, a spingermi dicendo: “Forse non vincerai, ma qualcuno ti noterà. Però devi studiare dizione, perché non ti si può sentire» racconta lei, senza traccia di accento siciliano. Lo ritrova solo quando interpreta Vanina – Un vicequestore a Catania, la serie di Canale 5 tratta dai gialli di Cristina Cassar Scalia, di cui arriverà la seconda stagione. «Per frequentare quel corso, i miei mi accompagnarono una volta alla settimana a Catania per più di due mesi. Partivamo all’alba e tornavamo alle 2 di notte». Risultato: il concorso di bellezza è stato solo l’inizio. Giusy è diventata un volto della tv, passando da Don Matteo a Il paradiso delle signore, e del cinema, con i due sequel di Smetto quando voglio di Sydney Sibilia.
A inizio gennaio la vedremo su Rai 1 in due ruoli molto diversi fra loro. Sarà la nobildonna Fanny Targioni Tozzetti in Leopardi – Il poeta dell’infinito, miniserie in onda il 7 e 8 gennaio su Rai 1, con Leonardo Maltese nel ruolo del protagonista e la regia di Sergio Rubini. E dal 9 rieccola in Un passo dal cielo, la fiction di cui è protagonista dalla scorsa stagione nella divisa di Manuela Nappi, l’ispettrice arrivata a San Vito di Cadore da Napoli. «È stato bello girare, in pochi mesi, in epoche e luoghi così diversi dell’Italia, dalla Sicilia alle Dolomiti. E pensare che odiavo la montagna, perché mi affaticava andare per sentieri, invece ho scoperto quanto ti ripaga arrivare in cima: ti senti tutt’uno con il creato».
Giusy Buscemi nella fiction Un passo dal cielo
Giusy Buscemi: ecco quello che ho imparato da Leopardi
Lei sembra votata alla fatica: dividendosi tra set e figli, l’anno scorso si è anche laureata in Lettere.
«Ci ho messo 10 anni, però, quindi non mi sono proprio rovinata di fatica! È stata un’amica, Verdiana, a farmi notare che molti lasciano gli studi dopo aver trovato lavoro, invece concludere il percorso ha senso per la propria formazione. Ho scritto una tesi sull’uso del dialetto, in particolare del siciliano, nelle fiction televisive. A parte gli studi, poi, non amo oziare. Sono sempre in cerca di nuove passioni e mi piace fare mille cose: sport, musica, canto».
C’è un fondo di irrequietezza in questo?
«È quel “desiderio di avere desideri” di cui parlava Lev Tolstoj. Può anche rendere malinconici: in questo senso mi sento simile a Fanny Targioni Tozzetti, la donna di cui si era innamorato Leopardi senza esserne ricambiato, che interpreto nella miniserie di Sergio Rubini. Era colta, apriva il suo salotto ad artisti e intellettuali e a sua volta soffriva per l’amore non corrisposto per Antonio Ranieri, che di Giacomo era amico. Con il poeta condivideva l’amicizia e la malinconia».
Che cosa ha imparato di Leopardi girando la serie?
«Molte cose. È ricordato come un pessimista e invece è il poeta che più esalta la vita, il più vicino alla purezza dell’infanzia e ai batticuori dell’adolescenza. Sui bambini diceva una frase che mi piace moltissimo: “I fanciulli trovano il tutto nel nulla, gli uomini il nulla nel tutto”».
Giusy Buscemi nella miniserie Leopardi – Il poeta dell’infinito
Assecondare non significa non scegliere
Tra i suoi desideri c’è sempre stato quello di formare una famiglia presto.
«Non avrei potuto farlo senza Jan, che ho incontrato sul set di Don Matteo. Allora ero concentrata sulla carriera, ma le cose cambiano se ti apri alla vita e accetti di non esserne sempre “al timone”: assecondare non significa che non sia tu a scegliere. Ho dato la priorità alla famiglia, anche se mi è spiaciuto rinunciare a qualche ruolo. Se abbiamo tre figli, è perché condividiamo una fiducia che il mondo di oggi purtroppo non sembra offrire».
Lavorereste ancora insieme, lui da regista e lei come attrice?
«Certamente, anche se a volte ho scherzato dicendo che ci si punzecchia troppo».
In questi 10 anni di carriera, quali sono stati i passaggi che l’hanno fatta crescere di più?
«Ci sono piccoli ruoli che considero decisivi, come quello nei sequel di Smetto quando voglio: per me era un’esperienza nuova dopo Il paradiso delle signore e volevo dare il massimo. E poi Vanina – Un vicequestore a Catania, che mi ha fatto riscoprire l’ironia e il cinismo tipico di molti siciliani. È una donna tosta che non pensa al suo look: mi è spiaciuto tagliarmi i ricci lunghi, ma la sua totale assenza di vanità mi è stata utile a lavorare sul suo dolore per la morte del padre».
La bellezza secondo Giusy
Che rapporto ha con la bellezza?
«Oggi la ritengo un dono, ma ho sempre cercato di smentire il cliché della ragazza bella e un po’ stupida. So che la bellezza fa parte di me ma non riguarda solo l’aspetto, va nutrita insieme al resto».
Già da ragazzina avrà attirato gli sguardi maschili.
«Cercavo di ignorarli, ero timidissima. Sono stata sempre fidanzata: la prima volta dai 14 ai 18 anni, anche la seconda è durata qualche anno».
Foto di Roberta Krasnig, styling di Cristina Nava
Giusy Buscemi: sono grata alla mia famiglia
È vero che sognava di fare il medico?
«Ricordo che a volte, quando i miei a tavola mi facevano la classica domanda “Cosa vorresti fare da grande?”, io rispondevo “Qualcosa di grande”. Ma non sapevo cosa studiare, Medicina era un’opzione. Sono nata a Mazara del Vallo e cresciuta a Menfi, un piccolo paese in provincia di Agrigento. Frequentavo il liceo scientifico e la provincia mi stava stretta. Mio padre, agricoltore, portava noi bambini a raccogliere le olive o gli asparagi, oppure a vendemmiare. Spesso non ne avevamo voglia, ma c’era collaborazione in famiglia. Molte cose le ho capite da adulta. Sono grata ai miei per avermi regalato un rapporto con la terra. E sa dove porto oggi i miei bambini?».
A raccogliere le olive?
«Proprio così. Io e Jan abbiamo aperto un’azienda agricola a Menfi: Casa Rossa, un rudere che abbiamo ristrutturato e trasformato in residenza, con gli ulivi affacciati sul mare, dove produciamo olio. Sono così fiera e felice di valorizzare un territorio dove gli agricoltori faticano a vivere al punto che spesso abbandonano le campagne. È un grazie alla terra che mi ha cresciuto e ai miei che mi hanno aiutato, mio padre è il referente. È un cerchio che si chiude: da 12 anni vivo a Roma, ma non è detto che un giorno non torni lì».