Lo splendore di una donna di 69 anni che, qualsiasi cosa faccia, finisce sempre per trovarsi nel ruolo di icona pur avendo fatto quel qualcosa esclusivamente per piacere a se stessa
Si aggiorna di ora in ora la fenomenologia di Donatella Versace. Senza che la protagonista abbia detto ancora nulla. E probabilmente nulla dirà dell’incredibile trasformazione che il mondo intero ha colto quando, martedì scorso, alla presentazione londinese de Il diavolo veste Prada la stilista ha sfilato sul red carpet con corpo, viso e capelli completamenti «diversi». O meglio, lei era, anzi è lei: solo più giovane, armoniosa, luminosa. Quasi irriconoscibile se non fosse per quella punta di «blondie» che è anche diventato il suo nickname oltre che il nome di un profumo di successo.
Social ed esperti in beauty scatenati ad analizzare dettagli, a confrontare foto decennali, a ipotizzare tecniche miracolose di ogni tipo per «giustificare» il «glow up », lo splendore di una donna di 69 anni che comunque da una vita si prende cura di sé.
È che la cosa più sorprendente di questa ragazza venuta dalla Calabria dopo la laurea in lingue – perché il fratello maggiore, Gianni, la voleva a tutti i costi accanto a sé – è che con lei lo show off è naturale. Nel senso che qualsiasi cosa faccia finisce sempre, nel bene e nel male, a trovarsi nel ruolo di icona per gli altri pur avendo fatto quel qualcosa esclusivamente per piacere a se stessa.
Va aggiunta una riflessione per capire che lei non si mette scientificamente in piazza.
Per esempio, qualcuno sa esattamente dove viva Donatella Versace? A Londra? A Milano? A Los Angeles? Chissà.
Qualcuno sa qualcosa sulla sua vita privata? Assolutamente no.
Altri sanno che tipo di vita conduce? Macché. Passioni? Vacanze ? Libri? In qualche (rara) intervista certo si è raccontata, ma sempre con grande pudore, senza mai darsi troppo per timidezza, più che per calcolo, e per tanti anni anche per dolore.