Ha condiviso il compleanno con Vogue Italia, dov’è apparsa sulla copertina del numero di ottobre. A Forces of Fashion parla d’amore, di vedere crescere le proprie figlie e di una nuova, riacquistata, leggerezza
Forces of Fashion, la conversazione di Monica Bellucci e Chiara Barzini
Forces of Fashion è l’evento organizzato da Vogue Italia che si è tenuto presso il Mattatoio di Roma il 26 ottobre. Se FoF è un momento partecipativo dedicato alla moda inteso come mezzo per promuovere il cambiamento e creare legami, serve un collante che faccia da ponte tra il magazine e la realtà fisica in cui si materializza questo evento. Per questo la prima persona che sale sul palco la mattina del 26 è Monica Bellucci: buca le pagine del giornale, di cui è cover star del numero di ottobre, le attraversa e si presenta sul palco del Padiglione A. A parlare con lei, l’autrice e sceneggiatrice Chiara Barzini. Le due si salutano come vecchie amiche: dopotutto si sono già incontrate per chiacchierare nell’intervista di copertina.
La copertina di Monica sul numero di ottobre di Vogue Italia
Il 2024 è l’anno in cui la rivista celebra il suo sessantesimo compleanno, esattamente come Bellucci. Così Vogue Italia le ha dedicato una copertina del tutto straordinaria: fotografata dal compagno di vita, il regista Tim Burton alla sua prima prova come fotografo, l’attrice si trova in primo piano mentre sullo sfondo si profila il magico Bosco di Bomarzo.
«Partiamo dall’inizio», comincia a raccontare l’attrice. «Vogue Italia mi ha fatto questo meraviglioso regalo per i miei sessant’anni: questa copertina. Mi ha chiamato Francesca Ragazzi per chiedermelo e alla fine della telefonata ha aggiunto: “Che pensi se a fare le foto fosse Tim?”. Così gliel’abbiamo proposto e lui è stato felicissimo. Ha pensato di farle in questo luogo magico che è Bomarzo. È un luogo che rappresenta la poesia, l’amore, il segreto e il mistero, quindi anche il mondo di Tim. Ci siamo divertiti a fare queste foto. Tim aveva già creato tutta l’atmosfera: così quando sono entrata nello shooting ero solo la ciliegina sulla torta», dice sorridendo. La storia del Bosco di Bomarzo, raccontata da Chiara Barzini, è davvero singolare: nasce da un cuore spezzato, perché il conte Orsini perde la moglie e costruisce questo parco infestato da creature magiche per ritrovarla.
Ad accomunare la coppia è la fascinazione per il mondo immaginifico ed evocativo delle immagini, che a Forces of Fashion Monica Bellucci spiega così: «credo molto nella fotografia come forma d’arte, fin da piccola mi hanno fatto sognare. L’immagine per me ha sempre stimolato la mia fantasia, la mia immaginazione», dice. «Quando sentiamo qualcosa di forte dentro, poi alla fine all’esterno succede: lavorare nel mondo dell’immagine era un sogno, che poi si è avverato». Monica Bellucci vive di sogni e ha un potere fortissimo di farli avverare. Con Barzini conversano di film visti in televisione al pomeriggio in bianco e nero, di Loren, Lollobrigida, Mangano: «anche quando rappresentano personaggi tragici e disperati, hanno questa femminilità importante che prende spazio. Sono state le donne che mi hanno dato la forza di percorrere questa strada».
Su Beetlejuice Beetlejuice: «il mio personaggio è pieno di cicatrici»
L’ultima volta che abbiamo visto Monica Bellucci sullo schermo è stato proprio in un film di Tim Burton, Beetlejuice Beetlejuice. Nel film interpreta Dolores, che descrive così: «Dolores è un filo rosso che attraversa il film ed è piena di cicatrici. È una metafora della vita. Mi spiego meglio: tutti abbiamo delle cicatrici interiori, delle ferite che hanno toccato le nostre emozioni e penso che la vita sia andare al di là delle nostre sofferenze e quando le nostre sofferenze vengono ricucite diventano cicatrici. Ed è questo che intendo quando dico che il mio personaggio mi fa pensare molto alla vita. Nei film di Tim c’è molto spesso questo effetto metafora che lascia spazio al sogno di tutti noi. È un cinema che tocca tutte le generazioni».
La leggerezza di essere Monica Bellucci
Una precisazione che fa Barzini sulle scelte che attua l’attrice dei ruoli da interpretare, riguarda l’equilibrio tra i genere di film in cui si ritrova a recitare: tragici, buffi, comici. «È come se all’improvviso ci fossimo accorti in maniera eclatante della tua leggerezza. Isabella Rossellini dice che è una qualità che ha acquisito con l’età: si sente più libera di sperimentare e sbagliare». Risponde l’iconica attrice: «Nutro sempre una grande passione per il lavoro, ma credo che questa leggerezza venga fuori dalla distanza che si crea quando realizzi che ci sono altre cose più importanti. Nel mio caso sono le mie figlie, tutto il resto viene in secondo luogo».
La tensione e paura del lavoro come attrice
«Quello che mi piace molto del mio lavoro è l’effetto sorpresa. Non so mai cosa succederà. È un lavoro in cui non si finisce mai di imparare. Mi piace questa tensione, quasi paura che ho prima di iniziare un film o di andare in scena a teatro. Ho fatto 3 anni di teatro e la paura non mi ha mai lasciata. È un motore per me, a volte anche una forma di grande sincerità», dice. «Vero, di autenticità», la incalza Chiara Barzini. «Forse la paura è una forma di forza, qualcosa che ti dà accesso all’anima. In ogni caso, per me la paura, questa vibrazione forte, è un motore per fare le cose».
Sul veder crescere le figlie
Il timore è anche il desiderio fortissimo di lasciare andare le cose nel mondo e fidarsi del modo in cui devono andare: sono gli stessi concetti che usa per raccontare che cosa significa per lei essere madre e vedere crescere le sue figlie, Deva e Leonie Cassel. «Noi madri italiane abbiamo questo pregio o difetto: che siamo molto attaccate. Non so se sia una cosa positiva o negativa», racconta. «Per me non c’è regalo più grande come madre che vedere che le mie figlie sono piene di vita e che abbracciano tutto quello che arriva con grande entusiasmo».