Scurati si infuria: ‘M. ridotto a uno sciocchezzaio? Il Duce non è una macchietta!’

All’Università Iulm il dibattito con Marinelli davanti a centinaia di studenti. Lo scrittore respinge le critiche. L’attore: “Terribile la scena del 3 gennaio 1925”.

L’argomento è d’attualità. Scottante. Si parla delle serie tv Sky M. il figlio del secolo all’Università Iulm con l’attore Luca Marinelli, interprete di Mussolini, e l’autore del romanzo Premio Strega 2019 che ha ispirato il progetto, lo scrittore e professore dello stesso ateneo Antonio Scurati. Appuntamento ieri alle 13. Porte chiuse ai giornalisti però – non per volontà dell’ateneo – prima che i due comincino a rispondere alle domande del moderatore Gianni Canova, ex rettore dell’università, nell’auditorium pieno (750 persone).

La furia di Scurati: "Duce ridotto a macchietta?. Su M. uno sciocchezzaio"Gianni Canova, Luca Marinelli e Antonio Scurati ieri all’Università Iulm di Milano

Una scelta verosimilmente dettata dall’intenzione di non alimentare ulteriori polemiche sulla serie. Polemiche subito messe a tacere da Canova: “Non parleremo delle discussioni mediatiche, ci concentreremo sulla serie”. Tanti i giovani, “forse più per Luca che per me, io così tanti giovani ai miei eventi non li ho mai visti”, dirà lo scrittore alla fine mentre scatta un selfie che non pubblicherà: “Non ho profili social”.

Si entra nel vivo. Marinelli racconta il suo “logorante” lavoro fisico e mentale. “Ho letto e guardato tutto quel che potevo. Mi sono ritrovato a confrontarmi con una persona che non avrei mai voluto essere. La mia parte umana, etica e politica ha sofferto molto”. Si inserisce qui l’unico spazio per le polemiche. Canova chiede a Scurati di rispondere ai critici che hanno definito il Mussolini della serie una “macchietta”.

Lo scrittore, però, non è ben disposto alla discussione: “Gianni, hai iniziato con una premessa saggia. Non ti curar di loro, è un’università, non diamo spazio alla canea, allo sciocchezzaio di questo vile, basso e cacofonico ambiente mediatico. La serie rende in maniera potente l’archetipo di Mussolini. Rompiamo la quarta parete, il suo sguardo è perturbante nel senso freudiano. Ti convoca, ti inchioda. Non trasmettiamo l’immagine di statista, quanto quella di uno sciagurato. Un animale politico, come si definiva. Reso con un linguaggio contemporaneo, e questa è un’altra cosa che i “cani“ faticano a capire. Questo è Mussolini raccontato oggi, è per questo che arriva così potente ed è per questo anche che spaventa chi vuole ridurre il dibattito pubblico ai soliti 10, 12 fantocci che tutte le sere in televisione ci ripetono le stesse cose”.

La reazione in platea? Applausi, e un timido brusio. Marinelli racconta di una delle scene più difficili, quella del discorso del 3 gennaio 1925 con cui Mussolini si assunse la responsabilità “politica, morale e storica” del clima in cui avvenne il delitto Matteotti: “Uno dei momenti più duri, usare le sue parole e minacciare le persone, la politica, la democrazia, un Paese. Ogni giorno ripetevo il discorso. È stato terrificante“.

Sull’antifascismo oggi, tema sollevato da una studentessa, lo scrittore replica: “Credo che il fascismo come esperienza storica sia morta. E credo che urlare al suo ritorno sia esagerato. Credo anche, però, che l’Italia non abbia fatto i conti in maniera definitiva con il suo passato. Esiste un partito che occupa posizioni governative di primo piano che è erede del neofascismo della Prima Repubblica. Ciò che temo è la crisi delle democrazie liberali che stiamo vivendo”. Applausi. E saluti. Con la promessa di una seconda stagione.

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