Un viaggio di architettura e design in 7 film indimenticabili: scopri come il regista americano ha costruito i suoi mondi gotici e favolosi.
Big Fish, 2003
Beetlejuice, 1988
Il surrealismo domestico di Beetlejuice (1988)
Beetlejuice, 1988
Batman, 1989
Tra espressionismo gotico e art déco: Batman (1989)


Suburbio pastello vs. Castello di Frankenstein: Edward mani di forbice (1990)


Il bianco e nero iconico nell’omaggio al re dei B-movies: Ed Wood (1994)

Burton riesce a catturare il cuore della Hollywood più decadente e trascurata, lontana dalle luci glamour dei grandi studi, un mondo che diventa il palcoscenico perfetto per i sogni falliti e le ambizioni maldestre.


L’America provinciale e orrorifica de Il mistero di Sleepy Hollow (1999)


La luminosità magica del racconto: Big Fish (2003)

Con Big Fish, Burton abbandona parzialmente l’oscurità gotica per abbracciare un’estetica più luminosa, capace di fondere il realismo con l’esuberanza del magico.

I colori in Big Fish giocano un ruolo essenziale per differenziare la realtà dalla fantasia: le sequenze di fantasia sono inondate di colori vividi, come il rosso dei tulipani o il giallo brillante degli asfodeli, in contrasto con i toni più sobri e neutri del mondo reale, dominato da marroni e grigi morbidi. Questo gioco cromatico non solo distingue i due mondi, ma rappresenta il modo in cui Edward Bloom, attraverso il suo racconto, trasforma la realtà in qualcosa di più grande, rendendo straordinario ciò che è ordinario, trasformando la propria vita in una commovente storia senza tempo.

Dettagli tattili in stop-motion: La sposa cadavere (2005)
